Libia: E' guerra, Silvio Berlusconi missili Libia non pericolosi


E' guerra. Dopo più di un mese dall'inizio delle violenze in Libia, inizia il conflitto conflitto armato. Aerei francesi sono già in volo sopra il Paese, sui cieli di Bengasi, e uno di questi - alle 17:45, ora italiana - ha bombardato e distrutto un veicolo dei soldati filo regime. La prima azione, stando al Ministero degli Esteri francese, si concentra su un’area di 150 chilometri intorno a Bengasi. L'obiettivo è quello di ostacolare i movimenti delle truppe del Colonnello Muammar Gheddafi. Secondo quanto riferito da Al Jazeera, alla notizia del primo obiettivo colpito gli oppositori al regime hanno festeggiato e creato dei caroselli di auto.
Silvio Berlusconi: ''Vorrei tranquillizzare i nostri connazionali: le nostre forze armate hanno fatto un esame approfondito della disponibilita' di armi e dei missili di cui dispone il regime libico e la loro conclusione e' che non ci sono in questo momento armi in dotazione della Libia che possano raggiungere il territorio italiano''.

Libia: emergenza per i profughi in fuga


La guerra civile li ha costretti a raggiungere i confini con l’Egitto e con la Tunisia. Fuggiti da una situazione di pericolo, hanno cercato la salvezza oltre il confine, presso Ras el Jdhir dove si è formato un girone dantesco di dannati, una umanità assiepata nella sabbia del deserto implora la salvezza, ed il ritorno a casa. Donne, bambini e uomini a migliaia vivono negli accampamenti allestititi dalle organizzazioni umanitarie in una condizione sociale e igienica difficile. I finanziamenti destinati della Commissione Europea alle organizzazioni umanitarie in aiuto ai rifugiati provenienti dalla Libia è di 30 Milioni di euro, mentre il fondo di sorveglianza alle frontiere di 1820 milioni. Queste sono cifre sproporzionate tra loro viste le enormi differenze si deduce che le poche migliaia di tunisini che sono sbarcati a Lampedusa hanno prodotto un sentimento di difesa del suolo italiano e europeo di altissimo costo. Mentre i 140.000 rifugiati in Tunisia possono essere liquidati senza troppi scrupoli con pochi soldi.
Migliaia di persone sono fuggite dalla Libia, sono lavoratori che prestavano la loro opera nella nazione di Gheddafi. Africani e orientali impiegati nell’edilizia e nel piccolissimo commercio al minuto. Secondo le stime ufficiali erano un milione e mezzo di anime emigrate dal loro paese in cerca di un possibile guadagno.

Libia: caccia francesi sono già su Bengasi e impediscono i raid degli aerei del raìs


Aerei francesi sono già in volo sopra il Paese, sui cieli di Bengasi. L'obiettivo è quello di ostacolare i movimenti delle truppe del Colonnello Muammar Gheddafi. Secondo quanto riferito da una fonte gli aerei Rafale sono al momento impegnati in una missione di ricognizione "sull'intero territorio libico". Il tipo di missione non è vincolante

Al termine del summit all'Eliseo in cui sono è stata stabilita la linea d'azione della Coalizione, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha scandito il definitivo ultimatum a Gheddafi: "Tutti insieme abbiamo deciso di mettere in atto le richieste dell'Onu per porre fine alle vioelnze contro la popolazione civile in Libia", ha spiegato il presidente transalpino. "Siamo tutti d'accordo ad usare tutti i mezzi possibili, anche militari, per mettere in atto le decisioni del Consiglio di sciurezza dell'Onu. C'è un accordo comune tra tutti i nostri partner: i nostri sforzi non saranno ofuscati dalle minacce di Gheddafi". Il premier del Beglio, Yves Leterme, ha confermato che l'attacco è imminente. Al summit era presente anche il premier Silvio Berlusconi, che ha annunciato che a Napoli sarà collocato il centro di coordinamento delle operazioni in Libia. Successivamente ha sottolienato che il Paese di Gheddafi non dispone di armi in grado di colpire l'Italia.

Gheddafi: "Inferno per chi attacca"


(Adnkronos/Aki) - Il colonnello libico Muammar Gheddafi ha minacciato di "trasformare in un inferno le vite" di quei paesi che tenteranno di attaccare la Libia, alla luce della nuova risoluzione approvata ieri sera dall'Onu. "Se il mondo e' impazzito, diventeremo pazzi anche noi", ha affermato il leader libico in un'intervista all'emittente portoghese 'Rtp', rilasciata prima che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvasse la risoluzione che impone la no-fly zone sui cieli della Libia.

Yara Gambirasio: sul corpo della giovane è stato individuato il Dna maschile


Si tratta secondo fonti attendibili, di Dna maschile, e sembra ormai certo che sia di qualcuno non appartenente al nucleo familiare né alla cerchia di conoscenti della vittima.
Il lavoro dei medici legali procede ma lo stato della vittima, il corpo e' stato trovato in avanzato stato di decomposizione, allunga inesorabilmente i tempi. Gli esperti sono cauti e non vogliono tralasciare nulla per dare risposte agli interrogativi su un omicidio che ha ancora troppi punti di domanda. "Nessuna violenza sessuale, ma sulle altre indiscrezioni non c'è nessuna conferma", taglia corto un investigatore.

Gheddafi: Se vince al Qaida, sarà caos fino in Israele


L'Occidente ha ordito un "complotto" contro la Libia per controllare i suoi giacimenti di petrolio. E al Qaida sta provando a infilarsi nella rivolta, facendo "il lavaggio del cervello" ai ribelli; e se l'organizzazione terroristica riuscirà a "impossessarsi" della Libia, "il caos si estenderà in tutta la regione fino a raggiungere Israele". In una breve apparizione alla televisione di Stato, diffusa questa notte, Muammar Gheddafi ha additato con precisione i suoi principali nemici: "i paesi colonialisti" che "hanno ordito un complotto per umiliare il popolo libico, ridurlo in schiavitù e controllare il petrolio"; la rete terroristica di Osama Bin Laden che ha armato la mano dei ribelli, ha fatto loro "il lavaggio del cervello", ha spinto i libici a impugnare le armi contro i loro fratelli. Nella notte, il colonnello aveva già accusato gli occidentali di avere ordito "un complotto per una nuova colonizzazione" della Libia.

Elisa Claps: Secondo indiscrezioni sono state trovate tracce del Dna del 39enne Danilo Restivo



L'uomo è stato colpito anche da un mandato di arresto europeo emesso dalla magistratura di Salerno con l'accusa di aver ucciso Elisa Claps il 12 settembre 1993 (giorno della scomparsa della ragazza) con un'arma da taglio. Al momento dell'arresto in Gran Bretagna, Restivo non aveva voluto sottoporsi al prelievo di sangue e saliva richiesto con rogatoria dai pm salernitani, per cui la polizia inglese aveva sequestrato diversi suoi oggetti, dai quali oggetti il medico legale Vincenzo Pascali aveva estratto il "probabile" Dna, risultato diverso dai profili genetici isolati su alcuni reperti trovati nel sottotetto della chiesa.

Restivo è l'unico indagato per l'omicidio della studentessa potentina, ed è detenuto in Gran Bretagna in attesa di giudizio per l'omicidio di una donna inglese.

Gheddafi a Berlusconi: "Io sono la Libia"


Tre navi da guerra Usa nel Mediterraneo
Tre navi da guerra americane hanno effettuato il passaggio nel Canale di Suez e sono da poco entrate nel Mediterraneo e in rotta per la Libia. Lo riferiscono fonti dell'Autorità del Canale di Suez.

Gheddafi a Berlusconi: "Io sono la Libia"
''Berlusconi ha detto che non controllo la Libia? Io gli rispondo che la famiglia Gheddafi è la Libia''. Lo ha detto il leader libico nel suo discorso fiume ai delegati dell'Assemblea popolare libica, in occasione del 34esimo anniversario della proclamazione della Jamahiriya (Repubblica delle masse).


E' di 6mila morti dall'inizio dell'insurrezione il bilancio delle vittime in Libia. Lo dichiara l'ong "Lega libica per i diritti umani". Intanto, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, annuncia che l'Italia allestirà "'in tempi molto rapidi" un campo di assistenza per i profughi in territorio tunisino, al confine con la Libia. Roma invierà una nave di aiuti umanitari anche a Bengasi. Tre navi da guerra Usa sono passate da Suez dirette in Libia.

Libia: Nato e Gran Bretagna sono pronte a intervenire per mettere fine alla crisi libica, Gheddafi ride in tv


La Libia ha sostituito il suo rappresentante negli Stati Uniti, dopo che l'ambasciatore Ali Aujali ha deciso di sostenere la rivolta contro il leader Muammar Gheddafi. Lo ha annunciato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Philip J. Crowley, spiegando che Aujali "non rappresenta più gli interessi libici negli Stati Uniti" e che Tripoli ha nominato al suo posto "un incaricato d'affari dell'ambasciata".

Mentre Gran Bretagna e gli alleati della Nato stanno progettando di inviare aerei da guerra in Libia e armi ai ribelli per abbattere il regime del Colonnello Muammar Gheddafi, arriva, per certi versi inaspettata, la frenata Usa. Il presidente Obama torna a condannare le violenze e la repressione ma appare più cauto su un intervento militare. Proseguono frenetici i contatti con gli altri leader occidentali.

Non esiste alcuna possibilità che l'Italia possa concedere una sorta di asilo a Muammar Gheddafi. Lo ha chiarito il ministro degli Esteri, Franco Frattini, all'emittente araba Al Jazeera. E' un'idea che "non prendiamo neanche in considerazione" e quindi è "da escludere", ha risposto a chi gli chiedeva se l'Italia, visti gli stretti rapporti avuti con il colonnello, stesse pensando a "misure di salvaguardia" per il leader.

Yara Gambirasio: Inquirenti battono la pista "sessuale" Rosemary Laboragine aveva visto bene, a Novembre la vedeva vicino a casa


Si è conclusa all'Istituto di medicina legale di Milano la parte più importante dell'esame autoptico condotto sui resti di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) il cui cadavere è stato trovato sabato scorso. Le analisi anatomopatologiche proseguiranno oggi e nei prossimi giorni per ottenere eventuali evidenze e riscontri. L'obiettivo è avere indizi utili da comparare poi con una rosa di profili di persone sospette.

In attesa dei risultati dell'autopsia, ripartono le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, in fase di stallo fino al ritrovamento del corpo in un campo a pochi km da Brembate di sopra. Gli inquirenti ritengono che la pista da battere sia quella "sessuale", per cui si farà l'esame del Dna su almeno dieci persone con precedenti per quel tipo di reati e che conoscevano la zona, altro elemento su cui si punta per dare un nome all'orco.

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